Circuito nel sistema uditivo elimina i suoni autoprodotti

 

 

ROBERTO COLONNA & GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 17 giugno 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La fisiologia del nucleo cocleare dorsale (DCN, da dorsal coclear nucleus) è un rompicapo annoso che sembrava non avere soluzioni. In realtà le nozioni principali circa le sue connessioni nell’ambito del sistema uditivo sono note e stabilite da tempo; tuttavia, i rilievi elettrofunzionali sono apparsi spesso ambigui, contraddittori o difficili da interpretare e schematizzare in rapporto alle ipotesi fondate sulla visione neurofisiologica classica. In effetti, il DCN integra informazioni del nervo acustico con una gamma estesa e variata di segnali provenienti da neuroni sensoriali e motori ed elaborati in un circuito simile a quelli del cervelletto. Specificamente, l’interrogativo rimasto a lungo senza risposta è relativo a come DCN contribuisca all’elaborazione uditiva iniziale.

Un nuovo studio, condotto da Singla Shobhit e colleghi, ha gettato luce su questo problema neurofisiologico.

(Singla S., et al. A cerebellum-like circuit in the auditory system cancels responses to self-generated sounds. Nature Neuroscience - Epub ahead of print  doi: 10.1038/nn.4567, 2017).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neuroscience and Kavli Institute for Brain Science, Columbia University Medical Center, New York, New York (USA); Department of Biological Sciences, Columbia University, New York, New York (USA).

Come è noto, la rappresentazione neurale del suono comincia nei nuclei cocleari; le vie nervose che elaborano l’informazione acustica vanno dall’orecchio al tronco encefalico e, passando per mesencefalo e talamo, raggiungono la corteccia cerebrale, principalmente in corrispondenza dell’area 41 di Brodmann situata sulla faccia esterna del lobo temporale in prossimità della scissura di Silvio.

L’informazione acustica è convogliata dalla coclea ad opera dei processi centrali delle cellule gangliari cocleari che terminano nei nuclei cocleari del tronco encefalico. Da qui l’informazione è trasmessa a vari tipi di neuroni, la maggior parte dei quali è organizzata secondo un criterio tonotopico spaziale. Gli assoni di ciascuno dei tipi neuronici segue una rotta specifica per quel tipo, e termina su precisi e distinti gruppi neuronici del tronco encefalico, trasmettendo l’informazione acustica prevalentemente al collicolo inferiore controlaterale della lamina quadrigemina. Una parte delle fibre provenienti dai nuclei cocleari e indirizzata al collicolo inferiore è diretta, altre fibre implicano nel loro percorso una o due stazioni sinaptiche nei nuclei uditivi del tronco encefalico. Dal nucleo del tubercolo o collicolo inferiore della lamina quadrigemina, l’informazione acustica fluisce lungo due vie: una va ipsilateralmente al collicolo superiore (al quale giungono fibre delle vie ottiche), dove partecipa all’orientamento degli occhi e della testa verso una fonte sonora (movimenti cefalo-oculogiri), l’altra raggiunge il corpo genicolato mediale dello stesso lato, che invia i suoi assoni alla corteccia cerebrale. È importante sottolineare che le vie uditive afferenti dalla periferia alle regioni cerebrali più elevate includono, a vari livelli, feedback efferenti.

Il nervo acustico determina l’organizzazione tonotopica dei nuclei cocleari e distribuisce l’informazione uditiva all’interno di vie nervose parallele. Il nucleo cocleare ventrale estrae l’informazione relativa alla struttura temporale e spettrale dei suoni. Il nucleo cocleare dorsale, DCN, che costituisce l’oggetto dello studio di Shobhit e colleghi, integra informazioni acustiche e somatosensoriali, impiegando segnali spettrali per la localizzazione dei suoni.

Eric Young e colleghi ipotizzarono che il DCN aiuti i mammiferi ad interpretare segnali spettrali per la localizzazione delle fonti sonore. Quando un animale muove la testa, e con essa le orecchie, modifica l’angolo d’incidenza dei suoni sulla struttura recettoriale auricolare, anche quando la fonte del suono è fissa e stabile in un luogo dello spazio. Per usare efficacemente i segnali spettrali, gli animali devono differenziare i segnali prevedibili, prodotti dai propri movimenti, da quelli non prevedibili che li informano sulla localizzazione di una fonte esterna di stimoli acustici. Le informazioni somatosensoriali e vestibolari circa la posizione della testa e delle orecchie, così come le informazioni discendenti dai livelli superiori del sistema nervoso centrale circa i movimenti dell’animale possono consentire l’identificazione dei segnali prevedibili. Le cellule fusiformi, così, pongono in relazione i segnali spettrali che ricevono attraverso lo strato profondo, con i segnali prevedibili ricevuti attraverso lo strato molecolare.

Si ricorda, infine, che tra i vertebrati solo i mammiferi hanno un DCN, e solo per i mammiferi è stata dimostrata l’abilità di usare i segnali spettrali.

Tredici anni fa, nel maggio del 2004, in un breve articolo di recensione intitolato L’orecchio emette suoni, abbiamo pubblicato l’esito degli esperimenti di Tianying Ren, che dimostrava nel gerbillo, un animale simile al topo con lunghi arti posteriori, l’emissione di onde sonore da parte dell’organo cocleare:

“Degli esperimenti molto interessanti condotti da Tianying Ren del centro di ricerche audiologiche dell’Università dell’Oregon mostrano l’emissione di suoni da parte della coclea. Questo dato, sorprendente per molti studiosi della percezione ma perfettamente in linea con la visione funzionale dell’encefalo prevalente fra i soci di BM&L, ha dato luogo ad un dibattito di approfondimento sul ruolo svolto da questo processo nell’ambito delle inferenze cognitive.

Il riconoscimento e l’apprendimento dei suoni, dei rumori e della musica, potrebbero basarsi su un processo per “tentativo ed errore” che, sfruttando le memorie di funzionamento della specie, costruisce poco per volta il repertorio di conoscenze che consente le normali prestazioni cognitivo-uditive della vita di tutti i giorni.

Il dibattito ha inizialmente messo l’accento sul fatto che questo dato costituisce un’ulteriore riprova – anche se indiretta – della validità di teorie della mente basate sull’autoselezione cerebrale nel suo rapporto con l’ambiente.

Successivamente si è incentrata l’attenzione sulle conseguenze per la psicofisiologia della percezione uditiva.

Nei suoi esperimenti Ren ha adoperato un interferometro a scansione laser, che gli ha consentito di rilevare che le onde di propagazione dalla coclea erano anterograde e non retrograde come in passato si credeva. Delle onde di compressione si propagavano attraverso i fluidi cocleari e la staffa vibrava prima della membrana basale, mostrando inequivocabilmente l’origine delle onde dall’orecchio” [1].

Singla Shobhit e colleghi, impiegando una tecnica standard di registrazione elettrofisiologica in topi svegli durante l’attività di leccamento dei roditori, hanno rilevato elementi di straordinario interesse: i neuroni del DCN sono in massima parte insensibili ai suoni auto-generati, mentre rimangono sensibili agli stimoli acustici provenienti dall’esterno.

Gli esperimenti successivi hanno chiarito il quadro: la registrazione dell’attività elettrofisiologica in topi resi sperimentalmente sordi e le manipolazione dell’attività neurale, hanno prodotto risultati che indicano che i suoni auto-generati sono cancellati da segnali non uditivi, convogliati dalle fibre muscoidi. Inoltre, i neuroni del DCN mostrano una graduale riduzione nelle loro risposte a stimoli acustici che sono correlati temporalmente con il leccamento.

Nel loro insieme, i risultati suggeriscono che DCN, questo nucleo acustico dalla fisiologia enigmatica, può agire come un filtro adattativo che ha il compito precipuo di cancellare i suoni auto-prodotti. Questa interpretazione si basa su precedenti studi condotti su specie animali filogeneticamente più remote: nei pesci è stato stabilito un ruolo di filtro adattativo per strutture sensoriali simil-cerebellari. Secondo questa lettura evoluzionistica si può supporre che vi sia stata la conservazione di questi sistemi neuronici simili a quelli del cervelletto lungo tutta la linea diacronica dei vertebrati.

 

Gli autori della nota ringraziano la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invitano alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna & Giovanni Rossi

BM&L-17 giugno 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Note e Notizie 12-05-04 L’orecchio emette suoni. Nella nota è riportata l’indicazione bibliografica dello studio e l’istituto di provenienza di Ren.